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Sangiovese Anfora “ALTRO”

ORME NELLA SABBIA, VITI RIGOGLIOSE

In ricordo di Giuseppe Camerini

Strade strade, le mie strade,

che traversano l’Elba,

strade di pietra che trascorro ancora.

Tra i rami una striscia di cielo

e mai si svela il mare.

 

A quella curva almeno solamente

Ove son giunto per scoprire

E pure quanto rimarrebbe ancora.

Tra i rami e cielo stessa strada,

ma un’altra curva spunta da lontano.

Infinite volte l’Ingegner Giuseppe Camerini ha percorso le amate strade dell’Isola d’Elba, sentieri cari al punto da ispirarlo peri suoi componimenti poetici, libri, sculture, riflessioni: ogni porzione di terra elbana, fatta di aria, cielo e mare, è stata occasione per dar vita a opere d’arte destinate a durare nel tempo.

La visione di quest’uomo, milanese di nascita ma elbano di adozione, si abbraccia ancor meglio con lo sguardo, passeggiando nei suoi boschi, là dove l’Ingegnere era solito ritirarsi per godere dell’azzurro, di quella “striscia di cielo” che fa capolino tra i rami della macchia mediterranea, quasi a confondersi con le acque elbane. Le sue strade nel Parco della Guardiola di Procchio svelano l’eredità preziosa di un individuo eclettico, schivo e generoso che ha vissuto rispettando la natura, custodendone i segreti. Si tratta di una moltitudine di sentieri battuti, tracciati, puliti con le proprie mani nell’arco di una vita intera, resi accessibili a tutti coloro che amano la natura. Sono le sue strade di pietra che “traversano l’Elba”, cammini ombreggiati accesi dai Corbezzoli in cui i viandanti possono incontrare il suo Monumento alla terra elbana, non solo arbusti e Lecci, raggiungere Valle mira, meditare al Pianoro della lontananza o ammirare altre opere d’arte disseminate con discrezione nella macchia mediterranea. Un luogo incantato, il Parco della Guardiola, in cui le sue orme ancora fresche continueranno a fare stradaal cammino di tanti, invitandoli alla contemplazione, a sedersi per scrivere nei tantitavolini disseminati tra le siepi.

Tutto quel che l’Ingegnere – come affettuosamente e per merito era chiamato – ci lascia è connotato da un’aura di intrinseca bellezza. Non era il suo unico sogno, salvaguardare quei 27 ettari, nel 1990 aveva iniziato a produrre vini di qualità valorizzando il territorio elbano. Dall’intuizione di questa mente brillante prendeva avvio l’attività della Cantina Cecilia, azienda vitivinicola fiore all’occhiello dell’Isola, nata a ridosso di un piccolo podere rosa La Casina – in Località La Pila – a poche centinaia di metri da Marina di Campo, cuore pulsante dell’azienda. L’attività prediletta è oggi portata avanti dai nipoti Lorenzo e Renato. Ansonica, Vermentino, Chardonnay, Sangiovese, Syrah, Aleatico, sono alcuni dei vitigni per la produzione di oltre 65.000 bottiglie all’anno. Nella vicina località de I Marmi una casa colonica guarda orgogliosa i vigneti e l’isola di Montecristo (la sua Oglasa … nome anche di uno dei vini rossi pregiati della Cantina), dove crescono Aleatico, Moscato Bianco, Sangiovese e Ansonica. L’Ingegnere vive anche in Altro – il vino realizzato mediante una vinificazione tradizionale a lui cara – e nell’immagine grafica di Cecilia, che realizza a partire dalla rivisitazione di un principio geometrico del famoso fisico-matematico Roger Penrose.

Una vita fatta di equilibrio e armonia. Armonia della natura, armonia della matematica, armonia di un ricordo, quello dell’Ingegnere, che continuerà a vivere grazie al legame indissolubile tra le sue orme e le strade della “sua Elba”. Un’isola che rimane nel cuore, come lui.

Ricordiamo che l’Azienda Vinicola Cecilia devolverà il 50% dell’importo di questo vino in beneficenza alla Fondazione Giuseppe Camerini e sarà destinato ad opere filantropiche sul territorio elbano.